La seconda vita di Joan

Il corso della storia cambia il 2 aprile del 2012: è un lunedì e sulla pista di Imola è in corso una sessione di prove libere. Joan Lascorz sta testando la Kawasaki, con la quale, da un anno e mezzo, disputa il Mondiale Superbike dopo aver sfiorato il titolo nel 2010 con la Supersport. Finora, nella classe regina delle “derivate di serie” (versioni sportive delle normali moto stradali), ha ottenuto risultati altalenanti: tre quinti posti come miglior piazzamento, nessuna pole position e un giro veloce.

Joan sta crescendo, e a dargli speranze c’è la moto, tra le più competitive in griglia (negli anni successivi vincerà Mondiali a ripetizione). Ma il destino gli volta le spalle. Durante un giro di lancio, quindi a velocità non particolarmente elevata, Joan perde il controllo della sua moto numero 17 e si schianta contro le barriere alla curva Tosa. L’impatto è tremendo, le conseguenze devastanti: lo spagnolo resta a terra esanime. È cosciente, ma non si muove. Soccorso e trasportato in ospedale, a Joan viene diagnosticata la frattura della sesta vertebra cervicale. Una sentenza terribile. Da quel giorno è su una sedia a rotelle. Non muove più le gambe. Per fortuna, ha mantenuto una discreta mobilità delle mani e delle braccia, cosa che gli consente una certa autonomia.

La sua carriera di pilota professionista, però, si interrompe in quel maledetto pomeriggio di inizio aprile, su una delle piste più belle del mondo. Ok, i piloti accettano il rischio di incorrere in un incidente del genere, ma c’è cosa peggiore che non camminare più dopo aver viaggiato tutta la vita a 300 chilometri orari in equilibrio su due ruote? Lascorz, però, non si arrende. Nelle interviste e nelle apparizioni pubbliche non perde il sorriso, né la speranza e nemmeno la passione per il motorismo.

Terminata la riabilitazione, torna a gareggiare, non su una moto, ma su un’auto, naturalmente adattata alle sue esigenze. Nelle foto che pubblica su Instagram, dove è molto attivo, lo si vede guidare auto da rally o go-kart. Dei raid nel deserto è diventato un vero e proprio specialista, al punto che recentemente ha dichiarato di voler correre la celebre “Dakar”: «L’ostacolo non sono le mie condizioni fisiche, ma il budget. Servono tanti soldi per correre», ha detto una volta. Riguardo ai go-kart, invece, sfoga la sua voglia di velocità sfidando gli amici, che svernicia con disarmante facilità.

A riempire la sua vita non ci sono solo i motori, ma anche gli animali. Nel cortile di casa zampettano allegri un cane, alcuni gatti, un daino, un caracal e perfino un ghepardo! Una terapia che funziona benissimo. In attesa di nuove sfide, lo spagnolo si cimenta anche come opinionista: dal 2013 fa il commentatore delle gare Superbike per una televisione spagnola. Buona seconda vita Joan!

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