Quando i paperi vinsero un GP

Chiedete a un appassionato di fumetti e di motori quale sia la sua storia preferita pubblicata sul settimanale “Topolino” e lui senza esitare vi risponderà “Zio Paperone e l’avventura in Formula 1”. Scritta da Giorgio Pezzin, disegnata da Giorgio Cavezzano e pubblicata sui numeri 1501 e 1502 nel settembre del 1984, “Zio Paperone e l’avventura in Formula 1” è in assoluto la parodia Disney più amata e iconica tra tutte quelle dedicate dal celebre fumetto al mondo delle due e delle quattro ruote.

LA TRAMA – Dopo aver visto in TV un Gran Premio di Formula 1 insieme ai nipoti, zio Paperone si convince che il modo migliore per vendere i suoi succhi di melanzane sia quello di sponsorizzare la tuta di un pilota. Ma i costi sono esorbitanti, così si rivolge direttamente ai team, chiedendo loro uno spazio sulle monoposto. “Rimbalzato” dalla Renault e dalla Lotus, anzi dalla Perault e dalla Plotus, Paperone raggiunge la sede della Ferrari (Perrari) riuscendo perfino a incontrare il commendatore in persona: Enzo Perrari. L’uomo (proprio così, nella parodia il “Drake” ha sembianze umane) accetta, ma subito dopo viene a sapere che l’avido zio vorrebbe cambiare il colore della Ferrari perché il rosso mal si abbina con le sue etichette. Apriti cielo: il commendatore lo caccia a calci nel sedere!

A questo punto, per poter esporre liberamente i propri marchi, ai paperi non resta che diventare proprietari di una scuderia e partecipare al Mondiale di Formula 1, proprio come fa l’odiato Rockerduck. In fretta e furia viene allestita una squadra, con l’inesperto Paperino come pilota. Ma Paperon de’ Paperoni, pur di non spendere, costringe Qui, Quo e Qua a reperire i vari pezzi della macchina in una discarica. I nipotini fanno del loro meglio: montano la monoposto e l’affidano a zio Paperino. Le gare, ovviamente, si rivelano un fiasco.

La Turbopaper MK1 è un vero e proprio disastro e per i paperi sono solo figuracce. Dopo ogni incidente Qui, Quo e Qua rimettono insieme i pezzi e la macchina è pronta (si fa per dire) per la gara successiva. Ma alla vigilia del GP d’Italia a Monza i nipotini escogitano un piano: allentare il bullone di una ruota in modo che Paperino esca di pista nel punto più “caldo” della tifoseria italiana. I fans, da sempre cacciatori di souvenir, non perderebbero l’occasione di portarsi a casa un ricordino della Turbopaper incidentata. Le cose vanno esattamente così: Paperino, assaltato dai supporters, resta semi nudo con il volante in mano!

Zio Paperone, per evitare un’ultima figuraccia nel GP di Paperopoli, è quindi costretto a mettere mano al portafogli e a comprare un motore Straturbo Perrari, il più potente in circolazione, nella speranza di vincere almeno la corsa di casa. Ma la telefonata con Maranello (che nella storia si chiama Mirabello) viene intercettata dall’infido Rockerduck, che fa recapitare a Paperone un motore assemblato con dei rottami. E invece, incredibile ma vero, il motore si rivela potentissimo: montando pezzi a caso, i meccanici di Rockerduck hanno costruito un propulsore ancora più potente di quello Perrari. E così Paperino vince il GP. Sul podio, mentre tutti festeggiano, zio Paperone annuncia che non correrà più in F.1 ma che si dedicherà alla sponsorizzazione dei carro-attrezzi, visto che durante il Mondiale, a causa dei guasti e degli incidenti avuti dalla Turbopaper, sono stati molto più inquadrati delle macchine!

BAGNACAUDA, CROST E FRITTICALDI – Come in ogni parodia Disney, i personaggi protagonisti sono reali, ma caricaturizzati. Il Mondiale di cui si parla nella storia è quello del 1984, che nella realtà fu vinto da Niki Lauda. In “Zio Paperone e l’avventura in Formula 1”, Lauda diventa Bagnacauda e il suo rivale Alain Prost si trasforma in Crost. L’austriaco guida la McLallen (McLaren), il francese la Perault (Renault). Sulla Ferrari ci sono Alberetto (Michele Alboreto) e Starnoux (Renè Arnoux). L’Alfa Marameo (Alfa Romeo) è guidata da Pretese (Riccardo Patrese). Rockerduck ha affidato la sua Rockerturbo a Fritticaldi (Emerson Fittipaldi).

Tra le scuderie viene citata anche la Polleman (la Toleman, in quella stagione guidata dall’esordiente Ayrton Senna); tra gli sponsor ci sono la Cola Cola, la Tarmalat (Parmalat) e la Polpetton (Benetton). Infine, il telecronista, che racconta le gare da posizioni sempre più scomode e improbabili, è Enrico Bolsonieri, omaggio a Mario Poltronieri, storica voce della F.1 anni Settanta e Ottanta.

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