Quella maledetta ultima curva

Ci sono curve normali, curve pericolose e curve leggendarie. Qualche esempio di queste ultime: Laguna Seca non sarebbe tra le piste più affascinanti del mondo senza il celebre Cavatappi. Una “esse” cieca che si inerpica su un saliscendi che i piloti affrontano a moto piegata. A Monza c’è la Parabolica (il Motomondiale qui non ci corre da un pezzo, ma fino a qualche anno fa il circuito brianzolo era in pianta stabile nel calendario della Superbike). Al Mugello c’è solo l’imbarazzo della scelta: i piloti amano le due Arrabbiate e la Casanova-Savelli. E poi ci sono le curve passate alla storia perché teatro di contatti, per non dire di vere e proprie “scazzottate”.

Il riferimento più attuale è all’ultimo tornantino di Jerez, un curvone che in origine si chiamava Ducados ma che recentemente è stato ribattezzato “Jorge Lorenzo”. È la curva numero 13 (sarà un caso?), quella della famosa spallata che Valentino Rossi diede a Sete Gibernau. Cominciamo da qui. Correva l’anno 2015 e dopo le polemiche della stagione precedente, quando il pilota italiano vinse il Mondiale al debutto con la Yamaha a scapito del secondo, la prima gara del 2015 è in calendario sulla pista iberica. All’ultimo giro va in scena un duello all’arma bianca: Gibernau passa Rossi e guadagna un piccolo margine che gli consente di presentarsi all’ultima staccata con mezza moto di vantaggio. Ma Valentino non si arrende e azzarda un sorpasso (quasi) impossibile: il 46 frena tardissimo, affianca Sete mentre la sua moto è già in piega e gli rifila una sportellata che spinge il rivale della Honda nella sabbia. Rossi trionfa, Gibernau schiuma rabbia.

Per i commissari è un incidente di gara e così il 46 può festeggiare sul gradino più alto del podio. Ma la stessa curva era stata teatro di un altro incidente “epico” nove anni prima. Protagonisti Mick Doohan e il compagno-rivale in HRC Alex Criville: i due arrivano appaiati all’ultima staccata, dove si toccano quanto basta per provocare il botto. Alex rotola nella sabbia, Mick trionfa a braccia alzate. Facciamo un balzo in avanti e andiamo al 2013: Pedrosa ha già tagliato il traguardo quando alla curva 13 sopraggiungono Lorenzo e il debuttante in MotoGp Marc Marquez, che si contendono il secondo gradino del podio. Il rookie fa più o meno la stessa manovra del Dottore, ma con otto anni di ritardo… Stacca all’ultimo, colpisce Jorge su un fianco e lo spinge fuori pista, “scippandolo” del secondo posto. Apriti cielo. Anche questa volta, come le precedenti, nessuna sanzione.

E arriviamo a un altro contestatissimo episodio, avvenuto due fa durante la gara della Superbike. Alex Lowes su Yamaha e Jonathan Rea su Kawasaki (futuri compagni di squadra) sono in lotta per il terzo posto quando arrivano, uno in fila all’altro, alla famigerata curva 13. Lowes frena e piega la moto per girare, il campione del mondo lo infila dove non c’è spazio. Risultato: Lowes a terra, Rea terzo. In questa occasione, però, i commissari puniscono duramente Jonathan, togliendogli il podio e retrocedendolo in fondo alla schieramento nella gara successiva. Una doppia punizione senza precedenti. Ma un imputato non dovrebbe mai essere processato due volte per lo stesso reato. Lo dice la legge.

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