La Vespa, come la “cugina” milanese Lambretta, è stata ed è tutt’ora una geniale motoretta progettata dalla Piaggio negli stabilimenti di Pontedera (Pisa). Oggi si direbbe scooter, ma preferiamo chiamarla motoretta. Vespa e Lambretta hanno contribuito dall’immediato secondo dopoguerra a far viaggiare milioni di italiani. Poco tempo fa, andando a salutare un amico, Francesco Teruzzi, uno dei maggiori rivenditori Piaggio d’Italia, attivo a Melzo (Milano) dal lontano 6 gennaio 1958 quando non era ancora maggiorenne e aveva dovuto aprire l’attività sotto il nome del padre, abbiamo fatto una scoperta per noi sconvolgente sulla Vespa: l’hanno fatta diventare a tutti gli effetti un normale scooter, perché non ha più le marce! Non proprio il massimo del divertimento per chi, poco più che quattordicenni, usavamo una 50cc Pk rossa fiammante usata. Quanto erra bello cambiare le marce con il gioco di polso sinistro-frizione? Sulla Pk 50 e sulle varie Px 125, 150 e 200 le marce erano quattro, mentre sulla storica “50 Special” cantata da Cesare Cremonini, all’esordio con i Lunapop, erano tre e non quattro, ma gli concediamo la licenza poetica…
Marce a manopola che la Vespa della Piaggio condivideva con un altro mito motoristico giovanile degli anni 70/80, il Garelli Vip 3, a tre velocità. Sul Vip 4, invece, la Garelli montava il cambio con il pedale a bilanciere. A Francesco abbiamo ingenuamente chiesto perché la Vespa non abbia più le marce al volante. Ecco la risposta del guru della Vespa: “Eh cari amici, il motore a due tempi della vecchia amata Vespa non può essere omologato oltre l’Euro 3 e per continuare a produrla, quindi con una motorizzazione Euro 4, hanno dovuto lasciare il cambio manuale e passare al variatore presente su qualsiasi altro scooter”. Sapevamo che questo del motore due tempi era stato l’ostacolo per l’importazione della Vespa negli ultimi decenni negli Stati Uniti, però che anche in Italia non si potesse più smanettare con il cambio a manopola non ce lo saremmo mai aspettati. Confessiamo che un pensierino a ritornare vespisti, magari un bel Vespone 200, lo avevamo fatto, però essendo nostalgici non ci vogliamo convertire a una Vespa che è per tutto simile a un altro scooter: Suzuki, Aprilia, Honda o Yamaha, la marca sceglietela voi.
Allora continueremo ad ascoltare a tutto volume e a cantare a squarciagola “50 Special” dei Lunapop con una marcia in più e a rivederci in giro con la nostra Vespa rossa: manopole in spugna nera, sellone lungo, portapacchi davanti e dietro dotato di spalliera. Al massimo, come unica civetteria, due adesivi di un ranocchio sulle fiancate, ereditati dal precedente proprietario. E dopo qualche anno, adesso lo possiamo dire senza incappare in multe e sequestri: la Pk era elaborata con il motore 75 centimetri cubici. Così, via dalla prima alla quarta per la pianura milanese!