La maledizione di Ago

La chiamano la maledizione di Ago. Ogni volta che un pilota si sta avvicinando al record di vittorie di Giacomo Agostini, succede qualcosa. E il primato resta ben saldo nelle mani del bergamasco. Che ha smesso di correre nel 1977 dopo aver conquistato 15 Mondiali e ben 123 vittorie in appena 190 Gran Premi disputati. I podi sono stati addirittura 162. Significa che in 15 anni di carriera, solo in 28 occasioni Ago non ha tagliato il traguardo tra i primi tre. In pratica, ha vinto il 65% dei GP disputati ed è salito sul podio l’85% delle volte. Ha inoltre firmato 117 giri più veloci, più sei pole position, introdotta solo nel 1973. Numeri da capogiro spalmati in un arco temporale molto più ristretto rispetto ai tempi attuali, in cui le carriere durano dai quattro lustri in su. “Mino” detiene i due principali record: il numero dei Mondiali e quello delle vittorie. Riguardo alle iridi, ne ha incamerate tante anche perché nell’epoca in cui correva era prassi iscriversi a più campionati nella stessa stagione. In parole povere, Agostini ha corso con moto di cilindrate diverse nelle stesso week-end di gare. Come se oggi Romano Fenati – solo per fare un esempio – dopo aver disputato il GP della Moto3 montasse su una Moto2 e disputasse un’altra gara. E magari, non pago, terminasse la giornata correndo anche in MotoGP. Oggi sarebbe fantascienza.

In F.1 è tutto più veloce

Questa lunga premessa per arrivare al nocciolo della questione: i record di Ago, che resistono da mezzo secolo. In Formula 1 sembrava che i primati di Michael Schumacher fossero destinati a durare secoli, e invece sono stati battuti nel giro di un decennio da Lewis Hamilton. Nemmeno il tempo di goderselo, che sull’inglese si è addensata l’ombra lunga di Max Verstappen, un altro cannibale che nel giro di qualche stagione punta ad aggiornare i primati del pilota della Mercedes. Ma nel motociclismo questo non sta avvenendo, nonostante si corra il doppio, se non il triplo rispetto al passato. Oggi il calendario della MotoGP è spalmato su 20 round e non sono pochi i piloti che chiudono le carriere con almeno 300 presenze nel Mondiale. Eppure Ago e i suoi record resistono. Perché? Ed eccoci all’ipotesi iniziale, quella della “maledizione”. Ovviamente stiamo ironizzando. La credenza è figlia di ciò che è accaduto ai due piloti che più di altri si sono avvicinati ai numeri di Mino: Valentino Rossi e Marc Marquez. Entrambi hanno avuto una prima parte di carriera caratterizzata da numeri formidabili, per poi frenare bruscamente nella seconda. Cominciamo dal Dottore.

Vale ci è andato vicinissimo

Il pilota di Tavullia è quello con il maggior numero di GP iridati: 432 in 26 stagioni, dal 1996 al 2021. Ha vinto 9 Mondiali e 115 gare, salendo complessivamente 235 volte sul podio. Tralasciando i 9 Mondiali, che rispetto ad Agostini sembrano noccioline, Valentino pareva avviato a sbriciolare il numero di vittorie “di tappa”. Basti pensare che dei 115 GP, ben 103 li ha conquistati nei primi 14 anni di carriera. Fino ad allora aveva corso 227 gare, conquistandone poco meno della metà. Per raggiungere Agostini gli mancavano appena 20 vittorie, e all’epoca aveva solo 30 anni. Considerando che si è ritirato a 42 primavere, Rossi ha avuto 12 anni di carriera ai massimi livelli e con le migliori moto per completare l’impresa. Che invece ha fallito. Perché tra il 2010 e il 2021 ha vinto “appena” 12 volte in 205 GP. Complice un infortunio grave nel 2010 e l’infelice scelta di andare in Ducati nel biennio 2011-2012. Meno impietoso il raffronto tra i podi: 164 nella prima metà e 71 nella seconda. 9 a 0 il computo dei Mondiali, con il grande punto interrogativo del 2015, quando mancò il decimo dopo un infuocato finale.

I giovani rampolli

Anche Marc Marquez sta avendo una seconda parte di carriera sfortunata (eufemismo). Lo spagnolo ha dominato fino all’incidente di Jerez 2020. Da allora non ne ha più imbroccata una tra operazioni, ricadute e crisi tecnica della Honda, a cui è rimasto sempre fedele nonostante tutto. I numeri di Marc sono ancora più impietosi di quelli di Rossi: fino al 2019 aveva vinto 8 Mondiali e 82 GP in 203 presenze, con 134 podi. Dal 2020 a oggi ha conquistato appena 3 successi in 33 GP ed è salito sul podio solo altre due volte. Il tempo per recuperare non gli manca, ma nel frattempo Agostini sorride: i suoi record per ora sono salvi. Ma occhio ai giovani rampolli che sgomitano nelle cilindrate più piccole. Anche loro si candidano al ruolo di cannibali, come Rossi e Marquez. E magari riusciranno a rompere l’incantesimo e a pensionare per sempre i record del più grande di sempre.

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