Fifty Malaguti, il ciclomotore top degli Anni 90
A cavallo tra gli Anni 80 e 90, il ciclomotore Fifty Malaguti era il “tubone” più amato e ricercato dai ragazzini, fino a diventare un vero e proprio culto
Il “tubone”
Negli Anni 70 i ciclomotori venivano soprannominati tuboni perchè dotati di un telaio centrale di forma tubolare e di grosse dimensioni per accogliere all’interno il serbatoio della benzina, con il motore a due tempi montato centralmente e il cambio a pedale. Nel decennio successivo divenne il mezzo di trasporto preferito dai giovani e quindi tutte le diverse case costruttrici italiane avevano in listino un tubone.
Tra tutte vanno ricordati alcuni dei più degni rappresentanti, come il Rizzato Califfone, il Peripoli Oxford e Testi Cricket e il Garelli Ciclone. Ma sul vertice del podio troviamo solo e unicamente il Fifty della Malaguti, casa motociclistica fondata nel 1930
La storia del Fifty Malaguti
Nel 1973 la Malaguti porta sul mercato un unico modello di Fifty, con motore a 4 marce e raffreddato ad aria, mentre due anni puù tardi presenta una rifinitura estetica con il modello HF. L’anno 1975 vede il Fifty Black Special, il modello che darà’ il via ai leader tra i tuboni: nuova carrozzeria, colorazione nera abbinata a cerchi in oro, freno anteriore a disco ed ammortizzatori a gas.
Nel 1981 nasce il Fifty Top, il primo modello con raffreddamento a liquido e completamente accessoriato con frecce, strumentazione completa con spie, contagiri e contachilometri e tanti altri raffinati particolari, mentre per la ciclistica viene presentato il mono-ammortizzatore.
Il Fifty Full propone invece la versione con raffreddamento ad aria, mentre il Fifty HF rappresenta il modello base. Il Mistral esce invece nel 1987 per festeggiare il mezzo milione di ciclomotori prodotti, con una particolare grafica che prende spunto dalla famosa marca di windsurf.
Infine, nel 1989 la nuova normativa impone nuovi motori con cambio a 3 marce ma dotati di maggiore potenza, ci circa 1,1 CV.
Fifty Top, l’icona
Il modello Fifty Top a inizio anni ’90 era quindi una piccola moto con un cupolino modernissimo, carena inferiore aerodinamica, strumentazione completa e parte posteriore carenata con un faro molto particolare. Diventò quindi uno status symbol per gli adolescenti e icona dei ciclomotori del segmento dei tuboni.
Disponeva inoltre di una lunga sella sotto la quale trovavano posto un vano porta attrezzi e il tappo per il rifornimento del carburante. Inoltre adiacente alla parte posteriore della sella era montato un pratico portapacchi sul quale era possibile anche applicare un bauletto.
Ricca e ben riposta dietro all’ampio cupolino la strumentazione comprendeva tachimetro con contachilometri, un contagiri elettronico e varie spie luminose per luce di posizione, anabbagliante, temperatura liquido refrigerante, indicatori di direzione e folle.
La meccanica
Il telaio ha la forma del classico tubone, che comprende anche il serbatoio per il carburante, completato posteriormente dalla sospensione con monoammortizzatore Inside Mono System, mentre l’anteriore consiste di una forcella teleidraulica a perno avanzato. L’impianto frenante è di tipo di tipo misto, ossia composto da un disco anteriore di 220 mm di diametro completamente protetto da una vistosa cover, e da un tamburo monocamma sulla ruota posteriore.
Dal punto di vista della meccanica, il motore consiste di un monocilindrico a due tempi di 49 cc, con cilindro in alluminio con 4 travasi e aspirazione controllata da lamelle a quattro petali e raffreddamentoliquido. La carburazione consiste di miscela olio-benzina al 2%. Il carburatore è un Dellorto 14/12, mentre l’accensione elettronica, con l’avviamento a kick-starter o elettrico. Il prezzo di fascia media, e si arrivava a spendere circa 2,9 milioni delle vecchie lire.