Brasile 2003, vittoria postuma per Fisichella

Fisichella, Venticinquesima puntata.

Caos a Interlagos. La scelta da parte di Michelin e Bridgestone di portare una mescola intermedia anziché una da bagnato è la causa principale dell’uscita di pista di numerose vetture, che scivolano sui rivoli d’acqua e si schiantano contro le protezioni. Si contano diversi ritiri, determinati dalla scarsa aderenza delle coperture sull’asfalto poco drenante di Interlagos. Era stata la Fia, alla vigilia del Mondiale, a stabilire che i due fornitori di gomme avrebbero potuto portare in autodromo una sola mescola a Gran Premio, ma nessuno avrebbe immaginato che Michelin e Bridgestone, che si marcano a vicenda dall’inizio dell’anno, si sarebbero orientati sulle rain anziché sulle più appropriate heavy-rain.

Le polemiche che ne seguono sono feroci, anche perché la pioggia miete vittime eccellenti, fra cui Michael Schumacher e Juan Pablo Montoya, che si giocano il Mondiale. I primi otto giri sono in regime di safety-car perché la situazione dell’asfalto è al limite della praticabilità. Il primo dietro all’auto di servizio è Rubens Barrichello, autore del miglior tempo in prova, ma incapace di mantenere la leadership quando la corsa riprende. David Coulthard, Kimi Raikkonen, Montoya, Schumi e Mark Webber lo sopravanzano con facilità, mentre in fondo al gruppo un incidente tra Ralph Firman e Olivier Panis costringe il direttore a rispedire in pista la safety-car. Raikkonen, che intanto ha passato Coulthard, è uno dei pochi a non rifornire, e mantiene saldamente la testa.

La pioggia non dà tregua e a farne le spese sono Montoya, Antonio Pizzonia, Michael Schumacher e Janson Button, che finiscono fuori alla curva Do Sol. Al comando si alternano diversi piloti, fra cui Barrichello, che sogna un trionfo sulla pista di casa. Ma a spegnere gli entusiasmi è un problema alla Ferrari, che lo costringe a parcheggiare lungo il tracciato: il sospetto è che sia finita la benzina. Coulthard torna primo, ma poi rifornisce e rientra terzo. Intanto la pista si fa sempre più insidiosa: la pericolosità della situazione è fotografata dallo spettacolare incidente in cui occorre Fernando Alonso, che incappa nei rottami della Jaguar di Webber e distrugge la Renault sul rettilineo dei box, a forte velocità. Il botto dello spagnolo, con pezzi di carbonio e detriti che volano dappertutto, convince il direttore di corsa a esporre la bandiera rossa e a decretare la vittoria di Raikkonen, in testa fino a due giri prima, come da regolamento.

Giancarlo Fisichella è il primo a transitare sul traguardo, ma il suo sorpasso ai danni del finlandese è avvenuto troppo tardi. O almeno questo pensano i commissari, che sanciscono la vittoria di Raikkonen davanti al pilota della Jordan e ad Alonso, “responsabile” dell’interruzione eppure terzo in classifica. Lo spagnolo, a causa delle ferite e dello shock conseguente all’incidente, viene accompagnato in ospedale e non si presenta sul podio. A motori spenti succede l’incredibile: da una più attenta analisi delle concitati fasi finali emerge che Fisichella ha compiuto un giro in più di Raikkonen! Una svista clamorosa da parte della direzione gara, ingannata da un problema al sistema di cronometraggio, che risarcirà l’italiano Fisichella con una semi deserta cerimonia celebrata il venerdì del successivo Gran Premio di Imola.

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