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Bautista-Ducati, a volte ritornano

Bautista versus Redding, la Superbike si interroga: ha fatto bene la Ducati ha richiamare lo spagnolo e a dare il benservito all’eccentrico inglese constringendolo a “ripiegare” sulla BMW? Le opinioni sono discordanti: da una parte c’è chi ritiene che Bau Bau, fortemente voluto dall’ingegner Gigi Dall’Igna, sia l’uomo giusto per rivedere la Rossa in cima all’olimpo (da dove manca dal 2011, quando vinse il titolo con Carlos Checa), dall’altra chi sostiene che Scottino stesse facendo bene (è ancora in corsa per il Mondiale 2021) e meritasse almeno un’altra occasione. Chi ha ragione? La risposta, spesso, va cercata nei freddi numeri. E allora proviamo a rispondere all’amletico quesito analizzando i risultati ottenuti dai due piloti in sella alla Panigale V4R.

UN FANTINO E UN PUGILE – Cominciamo da due dati che, stando all’opinione di chi mastica motociclismo da una vita, contano forse più del numero di cavalli di un motore: l’altezza e il peso del pilota. Bautista ha il fisico da fantino: è alto un metro e 67 e pesa 59 chili. Redding, al contrario, sembra più un pugile: raggiunge il metro e 85 e al peso fa segnare i 78 chili, quasi 20 in più del rivale. Per l’inglese la sua stazza è un handicap. Opinione più che condivisibile. Passiamo ai risultati in pista. C’è un solo numero che accomuna i due piloti: entrambi hanno chiuso al secondo posto dietro a Jonathan Rea il primo Mondiale disputato con Ducati.

Lo spagnolo ha corso sulla Rossa 36 Gran Premi, il britannico 45, come il suo numero di gara. Il primo ne ha vinti ben 16, di cui 11 consecutivi (i primi 11 peraltro), il secondo ha trionfato in 10 occasioni (l’ultima domenica scorsa in Navarra). Alvaro è in vantaggio anche per quanto concerne le pole position: ha fatto segnare il miglior tempo in qualifica 4 volte, contro una sola di Scott (a Jerez nel 2020). E anche sui giri veloci non c’è storia: 16 a 6 per Bau.

SCOTT HA PIU’ PODI E PIU’ PUNTI, MA… – Il numero 45 ha più podi rispetto al numero 19: 25 contro 24 ma, come detto, ha nel curriculum nove corse in più. Per lo stesso motivo l’attuale pilota Ducati ha ottenuto più punti rispetto al pilota che erediterà la sua sella: 578 a 498. A far fede quindi è la media punti a gara, che ribalta la situazione: Bautista ha conquistato 13,83 punti a Gran Premio, Redding 12,84 (ricordiamo, però, che la Superpole race assegna un punteggio dimezzato). Alla luce di questi numeri, che si sono poi tradotti in prestazioni, Bautista è in vantaggio, ma Redding cade in piedi.

Tra i due non c’è una differenza di risultati tale da giustificare un avvicendamento. Anche perché l’inglese ha 28 anni, mentre lo spagnolo è prossimo ai 37. E nonostante sia molto più giovane dell’ex iridato della 250, l’ex campione del British Superbike ha già esperienza da vendere, avendo corso in tutte le categorie del Motomondiale (come del resto Bautista).

POVERO CHAZ… – Per non parlare della grinta e della voglia di emergere, da sempre suoi marchi di fabbrica. Lo ha dimostrato anche in questo anno e mezzo di Mondiale surclassando i compagni di squadra: prima l’esperto Chaz Davies, poi l’astro nascente Michael Ruben Rinaldi. E’ pur vero che Bautista ha fatto lo stesso nel 2019 con il malcapitato Chaz, ma va anche detto che, nel frattempo, di quella Panigale è rimasto ben poco. La moto è decisamente cambiata, lo ha ammesso anche Rinaldi. E allora riuscirà Alvaro a ripetere il fantastico avvio del 2019 e, soprattutto, a piegare Johnny Rea e Toprak Razgatliouglu, cioè l’attuale campione del mondo e quello che si candida a raccoglierne il testimone e a dominare la serie nel prossimo lustro?

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