Grazie Vale

Vale: 26 anni di carriera, 431 Gran Premi disputati, 9 titoli mondiali, 115 vittorie, 235 podi, 6.351 punti, 65 pole position e 96 giri veloci. Sono numeri pazzeschi che fotografano una carriera da supereroe. Manca un solo capitolo per ultimare il libro dei record di uno dei piloti più iconici nella storia del motorsport. Stiamo naturalmente parlando di Valentino Rossi, che questo fine settimana a Valencia chiude la sua lunga avventura nel Motomondiale. A quasi 43 anni il Dottore ha deciso di appendere il casco al chiodo. Al Ricardo Tormo sta andando in scena l’ultimo atto di uno spettacolo che non ha eguali. Valentino ha riscritto la storia di questo sport, facendo innamorare delle due ruote a motore grandi e piccini, giovani e anziani, mamme e nonne. L’attenzione catalizzata dal personaggio Rossi potrebbe tranquillamente diventare argomento di discussione sociologica. A memoria, nessuno è riuscito a fare come lui. O, quantomeno, in pochi ci sono riusciti.

CHE SPETTACOLO! – Valentino come Alberto Tomba nello sci, come Usain Bolt nell’atletica leggera, come Michael Jordan nel basket. Ha fatto innamorare la gente del suo sport. Vale lo ha fatto a suon di vittorie e di teatrini. E’ stato il precursone nel festeggiare i trionfi con cerimoniali insoliti e divertenti. Dopo lo hanno fatto in tanti, ma l’inventore è stato lui. Dalla bambola gonfiabile alla Polleria Osvaldo, dal bagno chimico a Robin Hood, passando per le parrucche, per gli angeli custodi e per il galeotto condannato a vincere. Negli anni Novanta e Duemila il numero 46 se n’è inventata una più del diavolo. Vale ha vinto con moto di tre marche diverse: Aprilia, Honda e Yamaha, diventando campione del mondo in quattro categorie (unico nella storia): 125, 250, 500 e MotoGP. Ha fallito l’appuntamento con il decimo titolo, solo sfiorato quando ha perso all’ultima gara (proprio a Valencia) nel 2006 e nel 2015.

LA FERITA DEL 2015 – La delusione per il titolo gettato al vento nel 2015 a favore di Jorge Lorenzo è stato ancora più doloroso di quando perse nel 2006 a vantaggio di Nicky Hayden. A distanza di sei anni non ha del tutto digerito il presunto sgarro dell’ex amico Marc Marquez. Nemmeno il tempo ha guarito una ferita che sanguina ancora. Anche l’esperienza con la Ducati è stata negativa, ma nulla in confronto al dolore per la perdita dell’amico Simoncelli. Una tragedia che lo ha segnato nel profondo.

L’ultimo titolo risale al 2009, stesso anno in cui ha conquistato la vittoria numero 100 in un Gran Premio. Il decimo Mondiale e il record di vittorie di Giacomo Agostini (122) sembravano dietro l’angolo. Invece, Vale non è riuscito ad agguantare né l’uno né l’altro, fermandosi (si fa per dire) a 9 Mondiali e 115 successi.

TRIBUTO SENZA PRECEDENTI – A Valencia il paddock gli ha riservato un’accoglienza da brividi. La conferenza stampa organizzata giovedì è stata l’occasione per tributare al Dottore il saluto che merita. Piloti, meccanici, addetti ai lavori e giornalisti uniti per un gigantesco grazie. Vale tornerà, ma non da pilota di moto, semmai da dirigente del suo team. Dal 2022 raddoppierà il numero di ruote per darsi all’automobilismo, categoria Gran Turismo. Ha i numeri per fare bene anche al volante. Nel frattempo diventerà papà. Un’emozione comparabile alla vittoria di un Mondiale. A proposito: tra i nomi papabili per la figlia c’è proprio Vittoria…

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