Non è più domenica

Alla vigilia aveva detto: “Voglio fare una bella gara e finire nei primi dieci: sarebbe il modo migliore per onorare l’ultimo Gran Premio e salutare tutti i miei tifosi”. Promessa mantenuta: Valentino Rossi ha terminato con un bel decimo posto l’ultima gara della sua leggendaria carriera, la numero 432. In una VALEncia colorata di giallo, è andato in scena l’atto conclusivo di un’avventura cominciata nel lontano 1996. Un quarto di secolo abbondante, durante il quale ha sfidato centinaia di piloti, alcuni dei quali fortissimi. Da Aspar Martinez a Capirossi, da Biaggi a Gibernau, da Stoner a Pedrosa, da Lorenzo a Marquez, solo per elencare i più significativi.

FOREVR46 – Vale ha catalizzato l’attenzione per tutto il week-end valenciano, e non poteva essere altrimenti. Cerimonie, interviste, premiazioni, murales: un Vale-day durato quattro giorni. Anche i piloti gli hanno tributato l’onore che merita, accompagnandolo in parata dopo il traguardo. Nessun favoritismo durante la gara: Rossi si è guadagnato sul campo l’ultima top ten in MotoGP, guidando da campione navigato e girando su ottimi tempi. E’ stata forse la migliore gara della stagione. Il numero 46 è partito bene dalla decima casella in griglia, guadagnando perfino un paio di posizioni. Ha attaccato e poi si è difeso, girando con un buon ritmo e resistendo nel finale al ritorno di Franco Morbidelli, l’amico-rivale che guida la M1 ufficiale, cioè la moto che Vale ha riportato ai vertici dopo gli anni bui pre-2004.

DOMINIO ROSSO SOTTO UN CIELO TUTTO GIALLO – Ai box è andata in scena la festa, tra gavettoni e cori da stadio. Presenti gli amici di sempre, i meccanici, i vip (Ronaldo il Fenomeno in primis), gli ingegneri, i ragazzi dell’Academy e la fidanzata in dolce attesa. Unico assente? Pecco Bagnaia, ma solo perché era “impegnato” nel cerimoniale del podio. Nel giorno di Valentino, infatti, un’abbondante fetta di gloria se l’è guadagnata ancora una volta il torinese della Ducati, che ha trionfato davanti ad altre due Rosse, quelle del poleman Jorge Martin e quella gemella di Jack Miller. La moto bolognese ha monopolizzato il podio, confermandosi la più competitiva dell’intero lotto. Il campione del mondo Fabio Quartararo deve ringraziare proprio Pecco, tradito a Misano dalla troppa foga. Se l’italiano non fosse caduto mentre era saldamente al comando della corsa, forse il Mondiale avrebbe preso una strada diversa. Ma Bagnaia può guardare al futuro con ottimismo: al momento il binomio che forma con la Rossa sembra (quasi) imbattibile. Nel 2022 sarà l’uomo da battere. Marc Marquez permettendo.

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