Biaggi: “La rivalità con Rossi mi toglieva qualcosa”
E’ stato il suo rivale per definizione. Pensi a Valentino e non puoi non viaggiare con la mente fino a Max Biaggi. Il Dottore e il Corsaro. L’angelo biondo e il diavolo nero. Una rivalità in pista e fuori, sfociata perfino in un incontro ravvicinato sulle scale del Montnelò, Barcellona. Quel pomeriggio volarono insulti e qualche cazzotto. Era un’altra MotoGP, più vera e maschia di quella di adesso. Da allora sono trascorsi 20 anni esatti e il clima oggi è decisamente più mite. Max ha passato i 50, vale i 40. Entrambi si sono ritirati, ma resteranno piloti a vita. Il romano sfreccia a 450 orari con una moto elettrica, il marchigiano ha vinto la “100 km dei campioni”, la sua gara di casa (nel vero senso della parola visto che si disputa al Ranch di Tavullia) e a breve raddoppierà il numero di ruote. Non sono ancora amici, ma da qualche anno si “annusano”. Forse un giorno si ritroveranno davvero allo stesso tavolo per sorseggiare vino. Biaggi ha lanciato il sasso, vediamo se Vale lo raccoglierà. Nel frattempo Biaggi il Corsaro è stato tra i protagonisti del documentario “RiVale”, prodotto da Dazn, nel quale ha parlato della sfida infinita con l’avversario di mille battaglie.
“IO ERO IL CATTIVO, LUI IL BUONO” – Max ha parlato dell’accesa rivalità dei primi anni 2000: “In quel momento storico c’era bisogno di una rivalità. E guarda caso c’erano due italiani… Non è nata a caso, hanno fatto in modo che questa rivalità si incendiasse. In 500, quando ci siamo trovati nella stessa categoria, non ci conoscevamo, ma è stato come se tutto fosse già accaduto. Io non mi sono scelto il ruolo del cattivo, così come Rossi non si è scelto il ruolo del buono, ma non sono riuscito a uscire da quel tipo di personaggio, non c’è stato proprio verso. Di questa rivalità planetaria hanno parlato tutti e continuano a parlare tutti. Venivamo presi in inganno facilmente perché bastava che un giornalista veniva lì e ti diceva: ‘Lo sai cosa ha detto di te? Guarda, c’è scritto su questo giornale’, e noi replicavamo. Insomma, ci siamo fatti anche un po’ usare. Non avevamo filtri. Al livello in cui è arrivata, la cosa non è piacevole, perché diventa una pressione. Questa è una roba che a me levava qualcosa. Questa non l’ho mai raccontata. Eravamo all’apice e c’era un polverone. Ci siamo incontrati a Motegi in ascensore. Io ero esausto. Eravamo io, il mio fisioterapista e lui. Io ho spinto il tasto stop, l’ho guardato e gli ho detto: ‘Perché mi rompi tanto i coglioni? Io che ti ho fatto?’. E lui educatamente: ‘Ma no, Max, ma è la stampa… Quasi gli credevo…’. Da lì è finita, non abbiamo più riparlato. La rivalità la potevamo gestire meglio”.
“A WELCOM SBAGLIAI IL CONTEGGIO DEI GIRI” – Una delle più grandi sfide ci fu al GP del Sudafrica del 2004, nel giorno in cui Rossi divenne leggenda vincendo al debutto con la Yamaha: “Welkom 2004 fu una gara bellissima. Il mio più grande rammarico è che mi ero preparato per dare tutto all’ultimo giro e non mi sono accorto che la gara era finita. Avevo fatto male i calcoli”. Ma quali erano i pregi e i difetti di Valentino? La risposta di Max: “Era molto forte nel corpo a corpo e riusciva a inventare il sorpasso. Magari era un po’ più precario sulla pulizia di guida. Marquez potrebbe essere un copia incolla di Rossi ma migliorato per due. Ha come esempio Rossi ma tutto quello che ha fatto l’ha fatto meglio. Su una base ha fatto ancora di più. Se dovessi descrivere Rossi in tra parole? Talentuoso, intelligente e… paraculo”.