La settima meraviglia di Acosta, fenomeno vero

16 vittorie in 51 Gran Premi, cinque pole position e dieci giri più veloci. Il tutto ad appena 19 anni. Ma, soprattutto, un titolo Mondiale già in tasca e un altro da festeggiare a stretto giro. Si scrive Pedro Acosta, si legge fenomeno. Ciclicamente il motociclismo sforna talenti precoci destinati ad aggiornare i record e a scrivere pagine indelebili di questo meraviglioso sport. Acosta è un predestinato: è nel giro iridato da meno di tre anni ma ha già sfracellato diversi primati. La sua ascesa è inesorabile, il suo talento puro e cristallino. E’ un ragazzo pulito, per niente sbruffone. Ma sia in pista che fuori non le manda a dire. Dietro i lineamenti da duro si cela un ragazzo semplice che dispensa stille di simpatia. In Indonesia ha conquistato la settima vittoria stagionale in Moto2, la decima in un anno e mezzo nella middle class. Di piloti così ne nasce uno ogni 20 anni. Unendo i punti della sua breve carriera viene fuori una sola parola: fuoriclasse.

Una formalità

Il titolo della Moto2 è ormai una formalità per lo spagnolo, che gara dopo gara ha accumulato un vantaggio sempre più rassicurante sugli inseguitori. Tony Arbolino, diciamolo, ha ormai alzato bandiera bianca. Il sesto posto in Indonesia non sarebbe nemmeno da buttare via, non fosse che poco prima del giro di boa di metà campionato il numero 14 sembrava abbonato al podio ed era in testa alla classifica e ambiva a quel titolo che, Acosta permettendo, poteva essere alla sua portata. Il milanese, però, da metà campionato in poi ha accusato una pesante flessione. Una involuzione che lo ha portato a dilapidare punti importanti, fino a ritrovarsi lontanissimo dalla vetta, ora distante 65 punti. Nelle ultime otto gara Pedro ha incamerato qualcosa come 153 punti, che diventano 203 prendendo in esame gli ultimi dieci GP. Tony, nelle ultime otto gare, ha messo insieme solo 73 punti (113 nelle ultime dieci). C’è una differenza di 60 punti tra lo spagnolo e l’italiano nell’arco di tempo considerato. Acosta potrà laurearsi campione già tra dieci giorni in Thailandia. Sigla, sipario. Poi sarà MotoGP. Ovviamente da protagonista.

Casadei e l’orchestra italiana

In Indonesia c’è stata gloria per altri due spagnoli: Aron Canet e Fermin Aldeguer, sul podio insieme al fenomeno. Canet ha disputato una buona gara, finalmente senza commettere errori, mentre il pilota numero 54 ha reso decisamente meno amara la domenica del team manager Luca Boscoscuro, che ha perso subito l’altro pilota della sua squadra, Alonso Lopez, incappato in una carambola al via. Per Fermin è il secondo podio in carriera dopo il clamoroso successo di Donington. A Mandalika applausi anche per Dixon, quarto al traguardo, per Gonzalez, all’ennesimo quinto posto di un campionato in crescendo, e per Chantra, l’eroe di Motegi. A punti anche l’ottimo Garcia, Roberts, Lowes, Foggia, Bendsneyder, Binder, Hada e Arenas. 23esimo e 24esimo Baldassarri e Casadei con la Fantic orfana dei piloti titolari. Mattia Casadei è il campione in carica della MotoE, ma la Moto2 è un’altra cosa e sta prendendo le misure alla categoria.

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