Max verso il bis, Ferrari in… bianco

I temi del Gran Premio d’Ungheria: dal trionfo della Red Bull all’ennesimo harakiri della Rossa, passando per la rinascita della Mercedes

Cominciamo dalla fine. Cioè dalla bandiera a scacchi. Ha vinto ancora lui, Max Verstappen. Uno dei successi più belli della sua carriera. Perché l’olandese scattava dalla decima casella della griglia dopo il guasto che lo aveva inchiodato in Q3 al sabato. Un’improvvisa perdita di potenza che aveva costretto il campione del mondo a rientrare ai box prima dell’ultimo time attack. Ma partire dalla quinta fila, dietro a una Ferrari apparsa dominante e a una Mercedes ritrovata, non ha abbattuto il toro… Anzi, lo ha forgiato. Max e il suo team hanno azzeccato le gomme giuste (le supersoft rosse, che garantiscono uno stint veloce ma breve) e sin dal via l’olandese si è lanciato a testa bassa all’inseguimento dei primi, tenendo un ritmo forsennato che ha sfiancato la concorrenza. Gli errori strategici della Ferrari (partite con gomme gialle, cioè soft) hanno fatto il resto: Maranello ha sì agevolato la rimonta della Red Bull, ma Verstappen ci ha messo del suo, conquistando la vittoria numero 28 nonostante un testa coda che gli ha fatto perdere una decina di secondi ma che, per bravura e fortuna, ha gestito senza cagionare danni alla sua vettura. Max ha incrementato a 80 punti il vantaggio su Leclerc, mettendo una seria ipoteca sul bis iridato.

La Ferrari è ormai diventata oggetto di meme. I più giovani capiranno l’accostamento. Alla domenica sera i social si riempono di irriverenti vignette, fotomontaggi e caricature con protagoniste le Rosse di Maranello e le sue esuberanti strategie. Non c’è round in cui dal muretto del Cavallino non si inventino qualcosa di nuovo per perdere un Gran Premio già vinto. La Ferrari di quest’anno appare come la macchina da battere. Forse un po’ fragile, ma comunque velocissima. Il progetto è buono, l’auto è nata bene. E i piloti sono all’altezza del prestigio e delle ambizioni di una scuderia che ha fatto della vittoria il suo imperativo categorico ma che non porta a casa un Mondiale piloti dal preistorico 2007. Eppure anche quest’anno, perché i numeri non mentono, l’iride prenderà un’altra direzione. E la colpa sarà soprattutto di chi, come domenica, prende decisioni senza senso. Come quella di montare a Leclerc gomme bianche (hard) per disputare tutta la seconda parte della gara. Eppure la stessa scelta era stata fatta dall’Alpine molti giri prima, e il responso del cronometro non lasciava spazio a dubbi o interrogativi: quella mescola all’Hungaroring proprio non funzionava. E allora perché montarla al leader della corsa? Anche la strategia pensata per Carlos Sainz non ha dato i frutti sperati. Risultato: le due Ferrari sono passate da una probabile doppietta a due piazzamenti fuori dal podio.

La grande sorpresa del GP ungherese è stata il ritorno della Mercedes nei piani alti della classifica. Che la Casa tedesca stesse risalendo la china lo si era già intuito dagli ultimi round, ma all’Hungaroring il team di Toto Wolff ha fatto un ulteriore passo in avanti. Sia in prova che in gara le frecce d’argento si sono mostrate molto competitive: al sabato George Russell ha conquistato una fantastica pole position bruciando le Ferrari. Alla domenica il giovane inglese ha guidato per alcuni giri il GP, salvo poi navigare ai margini della top-3 fino all’harakiri delle Rosse, che hanno consegnato a lui e al compagno Lewis Hamilton le chiavi del podio. Per il sette volte iridato è stato il quinto consecutivo. La Mercedes non è ancora ai livelli degli anni scorsi ma sta prepotentemente tornando ai vertici. Basta leggere la classifica dei Costruttori, che la vede dietro alla scuderia di Maranello di appena 30 lunghezze. Niente male per una monoposto che a inizio stagione somigliava più a un cancello che a una Formula 1.

Nel frattempo, impazza il mercato piloti. Alla vigilia del Gran Premio, il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel ha annunciato il ritiro dalla Formula 1 al termine della stagione. I prossimi 9 round saranno gli ultimi nella carriera del tedesco. A meno di un ripensamento, come quello avuto da Fernando Alonso, tornato nel circus dopo un paio di stagioni sabbatiche e determinato a battere nuovi record di longevità. Lo spagnolo sarà la via anche nella prossima stagione, ma al volante dell’Aston Martin, orfana appunto di Seb. Il sedile lasciato libero da Fernando in Alpine sarà preso dal giovane Oscar Piastri, attualmente terzo pilota del team francese.

LE CLASSIFICHE

PILOTI – Verstappen 258, Lecler 178, Perez 173, Russell 158, Sainz 153, Hamilton 147, Norris 76, Ocon 58.

COSTRUTTORI – Red Bull 431, Ferrari 334, Mercedes 304, Alpine 99, McLaren 95, Alfa Romeo 51, Haas 34, Alphatauri 27, Aston Martin 20, Williams 3.

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