The Kentucky Kid

La frase “sono sempre i migliori che se ne vanno” è detestabile, eppure in questa storia calza a pennello. E’ difficile trovare due piloti più simpatici, buoni e umili di Marco Simoncelli e Nicky Hayden. Entrambi se ne sono andati troppo presto, lasciando in tutti gli appassionati di moto, ma non solo, un vuoto incolmabile. Di Simoncelli abbiamo parlato qualche giorno fa, oggi diamo spazio a un altro angelo con le ruote.

Che Hayden fosse un ragazzo d’oro lo dicono tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorarci insieme. Era stimato dai rivali e perfino dai “colleghi”, che solitamente vedono il proprio compagno di squadra come il fumo negli occhi. Hayden, americano del Kentucky (da qui il soprannome “Kentucky Kid”), è anche riuscito a vincere un Mondiale della MotoGP. Accadde nel 2006, quando in sella alla Honda ufficiale battè Valentino Rossi all’ultima gara, a Valencia. Il Dottore, che in classifica doveva difendere otto punti di vantaggio, cadde e spianò a Nicky la strada per il suo unico titolo iridato. Un dramma sportivo per l’italiano e per la miriade di suoi tifosi, un miracolo per l’americano, a cui viene servito il titolo su un piatto d’argento.

Ma è stata proprio una strada a tradire il buon Nicky, che sei anni e mezzo fa ha perso la vita a Misano Adriatico, in un banale incidente mentre si allenava in bicicletta. Proprio lui, abituato a viaggiare sul filo dei 300 chilometri all’ora, è morto a un maledetto incrocio cittadino. Il vuoto lasciato da Hayden, che nel frattempo si era trasferito in Superbike, è incolmabile.

La Dorna, la società che organizza i principali campionati motociclistici, ha poi deciso di ritirare il 69, il numero con il quale Hayden ha disputato l’intera carriera. Significa che in MotoGP nessuno potrà appiccicare il numero 69 sul cupolino della moto. Un omaggio a un campione vero. A un bravo ragazzo a cui il successo non aveva dato alla testa. Cinque anni fa, proprio a Misano, è stato inaugurato un monumento a lui dedicato. Lo ritrae sulla moto, senza casco e con la bandiera a stelle e strisce in mano, mentre festeggia il titolo Mondiale del 2006. Un’immagine diventata un’icona.

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