Il sorpasso

Assen non è una pista come tutte le altre. Assen è la Pista. Con la P maiuscola. Qui le gare non sono mai noiose. Non a caso il tracciato olandese è conosciuto come l’università della moto. Vincere qui significa laurearsi con il massimo dei voti. La vittoria di Bagnaia merita anche la lode, perché l’italiano della Ducati stava attraversando un periodo difficilissimo dal punto di vista psicologico, schiacciato dalla pressione di dover fare assolutamente risultato dopo le cadute che lo avevano allontanato dall’obiettivo del Mondiale. Pecco ha dominato sia in prova che in gara, aiutato in questo dalla scivolata di un avventato Fabio Quartararo, che in colpo solo è uscito di scena e ha rallentato l’unico pilota (forse) in grado di dare del filo da torcere al ducatista, cioè Aleix Espargaro.

Da pecora nera a lupo

L’Aprilia, ormai, appare come la moto più veloce dell’intera griglia. L’unica ad adattarsi a ogni tipologia di tracciato. Il percorso fatto da Noale per arrivare fin qui è stato straordinario e per certi versi sorprendente: solo pochi anni fa il team veneto faceva fatica a entrare in zona punti. Nessun pilota riusciva a trovare la quadra della situazione. Ci hanno provato in tanti, non ci è riuscito nessuno: da Melandri a Bautista, da Iannone a Redding. Aprilia ha navigato per anni nei bassifondi della classifica. La chiamavano la “pecora nera” della MotoGP. Ma ora quella pecora si è trasformata in un lupo. Da inseguitrice a moto da battere. Una parabola inattesa, più rapida del previsto. I meriti vanno agli ingegneri e ai tecnici, ma anche ai piloti. In primis, a Espargaro, capace di trascinare l’intero gruppo di lavoro con un’entusiasmo senza eguali. Aleix, che in carriera ha vinto pochissimo ma che in Aprilia ha trovato il luogo ideale dove esprimersi ad alti livelli, ha saputo spremere il meglio da quel poco che aveva, dando fiducia a un progetto con poche certezze e tanti punti interrogativi.

Che entusiasmo!

Il suo entusiasmo, condito dai primi buoni risultati, ha contagiato tutti: meccanici, tecnici, ingegneri e tifosi. E ha contagiato perfino gli altri piloti, a cominciare da Maverick Vinales, che dopo il rumoroso divorzio con la Yamaha aveva proprio bisogno di un ambiente come quello che si vive in Aprilia per ritrovare se stesso e i risultati. Risultati che non hanno tardato ad arrivare, visto che dopo una quindicina di gare in sella alla “nera”, Top Gun è riuscito a tornava su quel podio che agognava da quasi un anno, cioè da quando ha accettato la proposta di Noale e firmato un contratto “alla cieca”. Domenica ad Assen Maverick è salito sul terzo gradino del podio, coronando così il suo sogno. Nel parco chiuso ha giurato che è solo l’inizio e assicurato che in caso di bisogno darà una mano all’amico Aleix per conquistare il Mondiale. Sì, perché superata la boa di metà stagione, l’Aprilia numero 41 è in piena lotta per il titolo.

Sogno iridato

Il leader Fabio Quartararo, che fino a due giorni fa sembrava imprendibile, è lontano appena 21 punti dallo spagnolo. E senza il contatto nei primi giri di Assen proprio con il francese, i punti di distacco sarebbero ancora meno. Senza contare che Aleix starebbe molto probabilmente festeggiando l’ennesimo podio della stagione, forse addirittura una vittoria, perché il suo ritmo è stato incredibile. Lo spagnolo, trascinato nella ghiaia da Fabio, è stato artefice di una rimonta forsennata che dal 15esimo posto lo ha portato fino al quarto. Al tornantino prima del traguardo, mentre il commissario stava già sventolando la bandiera a scacchi, Aleix è stato protagonista di un sorpasso che entra di diritto nella storia di questo sport: ha staccato tardissimo e superato in un colpo solo Brad Binder e Jack Miller, guadagnando due posizioni in un fazzoletto di metri. Una prodezza che lo proietta nell’olimpo degli staccatori e che rende la storia di questa curva ancora più leggendaria. Come dimenticare il duello Hayden-Edwards nel 2006 e quello fra Rossi e Marquez del 2015?

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