La pietra dello scandalo
Sono trascorsi nove anni, ma sembra ieri. La “faida” del 2015 è ancora un argomento di strettissima attualità, nel paddock come nei salotti televisivi. Per non parlare dei social. Il riferimento, naturalmente, è a ciò che accadde nel velenoso finale del Mondiale 2015, che vedeva contrapposti due “galli nello stesso pollaio”: Valentino Rossi e Jorge Lorenzo. I due piloti della Yamaha si giocavano il titolo della MotoGP, dopo una stagione dominata dalla moto giapponese. Ma tra i due litiganti in smoking blu… spuntò la tuta arancione HRC di Marc Marquez che, secondo l’italiano, ebbe in ruolo cruciale nel decidere la sorti del Mondiale, poi vinto da Lorenzo.
Valentino – ormai lo sanno anche i sassi – sostiene da sempre che Marc lo ostacolò in Australia e in Malesia per consentire a Lorenzo di prendere il largo e guadagnare punti in classifica. Voleva punirlo per un paio di “incontri ravvicinati” avvenuti nei Gran Premi precedenti. Valentino affrontò la questione nella conferenza stampa convocata alla vigilia del GP di Malesia, smascherando pubblicamente il piano di Marc ma ottenendo l’effetto contrario, perché da quel momento il clima divenne ancora più infuocato. Sì innescò una serie di eventi che portarono alla penalizzazione di Valentino sulla griglia di Valencia e al successo di Lorenzo nella gara e nel Mondiale. In pratica, Rossi gettò i semi del sospetto e lanciò un fiammifero che divampò in un incendio in cui fu il primo a scottarsi.
Valentino è tornato sull’annosa questione e ha riavvolto i fili del passato durante il podcast MigBabol dell’amico Andrea Migno. Nel decimo e undicesimo episodio, infatti, l’ospite del programma (riuscitissimo) è stato proprio il Dottore, che ha sciorinato diversi aneddoti della sua carriera: dall’inizio con i go-kart agli anni della 125, dai titoli con la Honda all’esperienza in Ducati, dalla decisione di passare in Yamaha agli anni del ritiro, fino ai duelli con gli avversari più tosti: Biaggi, Stoner, Pedrosa e Lorenzo. Ed eccoci alla “bega” Marquez, che il Dottore ha ricostruito così. “I primi anni io e lui andavamo d’accordo. Parlavamo, mi leccava il c…, poi tutto è cambiato quando nel 2015 ci siamo scontrati in Argentina e ad Assen. Entrambe le volte mi è venuto addosso lui, tentando di farmi cadere perché è un pilota scorretto. In Argentina gli avevo recuperato quattro secondi e dopo averlo passato avrei vinto facilmente perché avevo la gomma hard e andavo fortissimo, ma lui mi è entrato duro e sono rimasto in piedi per miracolo. Nel rettilineo successivo rientrando in traiettoria l’ho chiuso e lui è caduto. Dopo la gara sembrava tranquillo”. Invece il fuoco covava sotto la cenere.
“Ad Assen ci eravamo superati un sacco di volte, fino a quando nell’ultima esse è arrivato a velocità folle per passarmi. Io ho frenato tardissimo perché sapevo che ci avrebbe provato. E infatti… Ma non poteva stare in pista, non era possibile. E così mi ha preso e io per non cadere ho tagliato la esse e ho vinto. Perfino lui è arrivato lungo ed è andato sul “verde”. A fine gara me ne ha dette di tutti i colori, ma la colpa era sua». Fu la pietra dello scandalo. «Da quel momento andava in giro nel paddock a dire ai suoi amici giornalisti spagnoli che il Mondiale non l’avrebbe vinto lui ma nemmeno io. Alcuni di loro sono venuti a riferirmelo. E da Phillip Island in poi ha messo in atto il suo piano”.
“In Malesia, esasperato, ho rallentato e come fanno gli automobilisti quando litigano in strada gli ho detto: C….fai? Adesso basta”. Ci siamo toccati e lui è caduto. Quando sono arrivato nell’ufficio della direzione gara lui era già dentro con Alzamora, che mi ha insultato. C’è stato un tafferuglio, poi mi è stato comunicato che sarei partito dal fondo della griglia a Valencia. Se mi avessero penalizzato in Malesia con un ride through sarei passato da terzo a quinto e mi sarei giocato il titolo alla pari all’ultima gara. Invece lì ho capito che avrei perso il Mondiale. Marquez aveva la testa bassa ma quando sentì della penalità alzò gli occhi, guardò Alzamora e gli sorrise. Come a dire: ce l’abbiamo fatta. Ho visto tanto piloti fare cose strane per vincere, ma non ho mai visto nessuno farle per far vincere un altro, peraltro con una moto rivale”. Polemiche infinite e mai sopite.